Lo scorso 25 gennaio si è tenuto l’evento “Stati Generali della Meccatronica”, organizzato da Confindustria Bergamo, Associazione Fabbrica Intelligente, Consorzio Intellimech e Kilometro Rosso, in collaborazione con la Fiera internazionale A&T.

L’appuntamento si è confermato un momento particolarmente importante per approfondire temi riguardanti gli sviluppi dei settori tecnologici che maggiormente caratterizzano l’evoluzione industriale e la transizione digitale. Ritengo molto significativo che l’evento abbia posto al centro dell’attenzione il ruolo delle persone nei nuovi modelli produttivi. Non a caso la sinergia tra innovazione tecnologica e il ruolo delle persone, da più parti indicato come “nuovo umanesimo tecnologico”, è emerso come argomento essenziale per le imprese manifatturiere. Le attività del convegno e le relazioni presentate hanno ben evidenziato come la tecnologia impiegata nei processi produttivi non è antitetica alle persone, ma altresì può essere un fondamentale supporto delle attività svolte da uomini e donne. La tecnologia, dalla robotica alla digitalizzazione di determinate funzioni, possono infatti liberare le persone da attività poco gratificanti e faticose, recuperando tempo prezioso per farle accedere a responsabilità di lavoro più gratificanti.

In questo scenario è stato ricordato che il manifatturiero cresce in Italia proprio nei settori dove la meccatronica è protagonista: secondo recenti analisi sono in Italia oltre 50mila le imprese con una chiara vocazione meccatronica, che danno lavoro a quasi 1 milione di addetti. Nei vari interventi degli “Stati Generali” è stato evidenziato come le attività di ricerca applicata stanno apportando innovative opportunità alle imprese, che però sentono la necessità di rientrare in percorsi finalizzati alla creazione di un reale valore. L’effetto “stupore” e l’appassionarsi alla novità tecnologica digitale fine a sé stessa, non solo non serve, ma può essere controproducente. La vera crescita industriale passa dal mettere a regime l’innovazione tecnologica al servizio della competitività delle imprese e del benessere dei lavoratori. Quella “sostenibilità sociale”, che si affianca alla “sostenibilità ambientale” e alla collegata transizione energetica. Se gestita con attenzione e lungimiranza, l’innovazione tecnologica crea le condizioni ideali per contesti di lavoro più sicuri, più stimolanti e, fatto di grande interesse, tali da permettere alle persone di svolgere attività che vanno al di là della loro formazione scolastica e formativa di base.

L’innovazione tecnologica permette di creare condizioni favorevoli al cosiddetto “ascensore sociale” all’interno delle imprese. Nei tavoli di lavoro tecnici che sono stati attivati durante gli Stati Generali della Meccatronica è stato considerato in forma più specifica il tema dell’accessibilità all’innovazione. Utilizzo una metafora per fare capire il mio pensiero sull’argomento: l’innovazione nelle aziende dovrebbe ricalcare quanto avviene per gli smartphone, cioè grandissime potenzialità ma gestibili in forma semplice, progressiva, modulare e in ragione di ciò che serve effettivamente all’utente. Non c’è bisogno di corposi manuali d’istruzione o lauree prestigiose per utilizzare uno smartphone! Per l’innovazione tecnologica nelle aziende dovrebbe avvenire una condizione simile. Naturalmente al centro del dibattuto si è collocato anche l’argomento dell’Intelligenza Artificiale e delle potenzialità di algoritmi come Chatgpt. Il mio pensiero, che ho espresso già durante i lavori dell’incontro, verte su una considerazione: non chiudiamo la porta a innovazioni come queste a condizione però che sappiano anch’esse generare valore concreto alle imprese.