“Perfino nella fase più severa del lockdown – ricorda il Prof. Paolo Buonanno, Prorettore delegato alla Ricerca e alla comunicazione Istituzionale dell’Università di Bergamo – in una primavera 2020 così dura proprio per il territorio bergamasco, la nostra Università non si è mai fermata ed ha sempre lavorato intensamente per rispondere a condizioni imprevedibili e senza precedenti. Logicamente il punto focale e strategico di questa risposta è stato trasferire le lezioni on line, consentendo così di non interrompere la didattica e i tanti percorsi formativi paralleli ai corsi. Questa scelta è stata naturalmente adottata da molti atenei, con situazioni però assai diversificate.
Ci sono stati infatti atenei che hanno subito condizioni fortemente critiche in questo passaggio rapidissimo alla digitalizzazione, ed altri che erano più pronti e quindi sono stati maggiormente reattivi. Possiamo dire con soddisfazione che la nostra Università si è collocata, con l’evidenza dei fatti e dei risultati raggiunti, in questo gruppo di realtà virtuose. Ciò è stato possibile grazie in particolare alle scelte che negli scorsi anni sono state compiute in diversi ambiti del rapporto fra l’ateneo e i nostri studenti, dove la cultura digitale è stata (e continua ad essere!) parte integrante dei nostri programmi di sviluppo. Vorrei essere chiaro: problemi soprattutto nella prima fase del lockdown ne abbiamo avuti anche noi, logicamente, ma li abbiamo potuti e saputi superare in modo rapido, attivando metodi di gestione del sistema università anche e prevalentemente sul web che si sono rivelati efficaci e graditi tanto al corpo docente come agli studenti. Ho parlato non a caso di sistema nel suo complesso più che di sola didattica, in quanto è utile tenere sempre presente di come una realtà complessa come quella universitaria che punta o deve necessariamente puntare sul web, vada ben al di là delle lezioni on line. Pensiamo, solo per fare due esempi, alla ricerca e alle collaborazioni attive a livello nazionale ed internazionale. Anch’esse, come le lezioni, non si sono mai interrotte. Bisogna dare merito al nostro corpo docente, prima di tutto, che ha compiuto un lavoro straordinario, unendo professionalità e passione. Altrettanto è accaduto con il nostro personale non docente, anch’esso impegnato al massimo nei singoli ruoli e livelli di responsabilità. Probabilmente quello che stava accadendo nel territorio hanno creato una solidarietà e una forza di volontà veramente eccezionali. Del team come del singolo. Una condizione come quella che abbiamo vissuto a livello organizzativo e didattico, deve fare riflettere sollecitando ad una crescita positiva. Questo è avvenuto in tanti settori economici e sociali. Pensiamo ad esempio alla sanità. Anche in università il lockdown e il post lockdown ci hanno portato a evidenziare e individuare numerosi elementi di miglioramento che abbiamo prontamente adottato e che caratterizzeranno anche il prossimo anno accademico”.