Le cause dell’esplosione dei lati oscuri del digitale – afferma Andrea Granelli – sono molte: un po’ perché la tecnologia è sempre più potente e diffusa (e quindi potenzialmente pericolosa) ma soprattutto perché se ne è parlato pochissimo. Vuoi per l’omertà dei fornitori di soluzioni digitali, vuoi per l’incompetenza velata di “buonismo utopico” di molti sedicenti evangelisti, vuoi per la paura di molte grandi aziende di ammettere di essere cadute in qualche trappola digitale.

Per questo motivo pubblicando la seconda edizione di un libro che affronta questi argomenti – edizione fortemente integrata a solo 4 anni dalla prima edizione – ho utilizzato un titolo molto forte, quasi inquietante e senza appello: Il lato (ancora più) oscuro del digitale. L’obiettivo del libro non è però terrorizzare, quanto creare una consapevolezza matura e il più possibile esaustiva del fenomeno, punto di partenza obbligato per ogni forma di cura e prevenzione. E infatti i nuovi (rispetto al libro precedente) lati oscuri sono:

1. Le piccole apocalissi quotidiane causate dal digitale
2. I primi danni della criptomoneta
3. La presa del potere degli algoritmi
4. Il degrado dei Social Media (bullismo, odio …)
5. L’affermazione della post-verità
6. L’escalation terroristica grazie al digitale 7. Mercificazione dell’intimità e fine della privacy
8. La fine del lavoro.

Nel mondo manifatturiero la presa di potere degli algoritmi incomincia a sentirsi in tutta la sua potenza; sia nella sostituzione di figure professionali con robot e programmi, ma anche nel poter catturare dagli utilizzatori dei prodotti informazioni sugli utilizzi, sulle preferenze, sulle abitudini di vita…. È il grande capitolo dell’Internet delle cose – IoT / Internet of Things – o meglio dell’Internet dentro le cose. Il poter inserire nei prodotti dei sensori miniaturizzati in grado di raccogliere dati, elaborarli e inviarli a una fonte predefinita apre a potenziali rilevanti criticità. Le prime motivazioni all’uso dei sensori erano legate alla protezione dal furto grazie a una geolocalizzazione dell’oggetto (ad es. la scatola nera delle auto), a una verifica del corretto funzionamento del prodotto (per suggerire manutenzioni preventive o facilitarne la diagnostica), a un aggiornamento da remoto del software integrato del prodotto. Ma l’appetito vien mangiando. Non solo oggi si possono raccogliere più dati di quanti servono per eseguire quanto concordato con l’utente (pensiamo all’uso delle telecamere negli smartphone, …) ma si può addirittura intervenire modificando lo stato dell’oggetto o addirittura trasformandolo in qualcosa di dannoso.
Bisogna dunque (ri)conoscere i lati oscuri per evitarli ma il digitale è bravissimo nel camuffarsi. Sembra quasi che Baudelaire pensasse al digitale quando scriveva che “l’astuzia più grande del diavolo è convincerci che non esiste”.Ma l’analisi dettaglia delle molte forme di lato oscuro del digitale non viene fatta solo per aiutare la prevenzione.

Infatti:
1. Il lato oscuro è strutturale e non accidentale: osserva Paul Virilio «La tecnologia crea innovazione ma – contemporaneamente – anche rischi e catastrofi: inventando la barca, l’uomo ha inventato il naufragio, e scoprendo il fuoco ha assunto il rischio di provocare incendi mortali»

2. Il lato oscuro aiuta ad avvicinarsi al digitale: il «sentir dire» che esistono i rischi ma non avere NESSUNA idea della forma e modalità che possono assumere inibisce i processi educativi

3. Il lato oscuro mette in luce
cause e meccanismi profondi e meno apparenti di uno specifico fenomeno: ad esempio i medici studiano le persone affette da specifiche patologie “menomanti” per capire il funzionamento normale degli organi collegati a quello malato

4. Il lato oscuro è il prodotto di una grande creatività … che va studiata e “purificata”; come suggerito nella parabola dell’amministratore disonesto: «Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16,1-13)

È da queste conoscenze che parte il rimedio. Il messaggio del libro può essere riassunto da una bellissima frase del poeta Friedrich Hölderlin che viene dal suo poema Patmos: “Dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva”.